beccucci

 

Una delle tecniche più tradizionali e universalmente conosciute, impiegate per decorare un dolce è la (o il) sac à poche.

Si tratta di una sacca di forma triangolare e delle dimensioni più varie, alla cui estremità viene applicato un beccuccio in acciaio o alluminio; i beccucci presentano la punta forata, con gli intagli più disparati, in modo da far sì che il contenuto della sacca, fuoruscendo da quel foro, assuma una forma specifica e crei un disegno particolare. 


La sac à poche viene impiegata per impasti morbidi o appena sostenuti: panna, ganache montata, creme, crema di burro, ghiaccia.

 

Per decorazioni minute viene impiegato il cornetto in carta forno, semplice da realizzare manualmente e che, in genere,  non prevede l'applicazione di beccucci, bensì il mero taglio della estremità. Si tratta di ritagliare un quadrato di carta da forno della misura di cm 14x20, tagliato a metà diagonalmente in modo da ricavare 2 triangoli.

 

bagspage

 

Nell'utilizzo del conetto, occorre tenere presenti 3 aspetti:

1. la consistenza: la consistenza sarà diversa a seconda del tipo di decorazione che si deve realizzare, e rileva principalmente se si opera con glassa.

  • per fare dei fiori serve una glassa densa.
  • per dei contorni una glassa media.
  • per scritte e foglie una glassa fluida.

2. la inclinazione/posizione

La sac à poche può esser tenuta in due modi: a 90° (perpendicolare alla superficie da decorare) o a 45° (leggermente inclinato rispetto alla supeficie); tenendo chiusa con una mano la parte ripiegata, con l'altra si guida l'estremità forata.

3. la pressione

La pressione e le dimensioni del foro del cornetto determinano la grandezza della decorazione.

Se consideriamo, ad esempio, di utilizzare il beccuccio liscio n. 1 (molto piccolo) con la panna, premendo energicamente si otterrà un arricciamento, quindi controllando la pressione di otterrà una decorazione più fluida. L'effetto dipenderà appunto anche dalla materia prima utilizzata.

 

L'uso delle tecniche adeguate, consente di ottenere risultati spettacolari e conferire ad una torta un'eleganza praticamente unica. Inoltre, a differenza delle tecniche decorative basate sull'impiego di fondente e paste modellabili, che possono risultare stucchevoli al gusto e che, inoltre,  richiedono una torta di base soda e non troppo soffice, la decorazione con sac à poche permette di impiegare ingredienti molto più in armonia con la torta di base, a tutto vantaggio del gusto e dell'appetibilità.

Nelle pagine seguenti illustriamo alcune delle tecniche di decorazione con sac à poche.

 

 

 


L'esperimento delle Civette per realizzare il lievito madre
 
PARTE  PRIMA

-  a cura della nostra esperta di panificazione Maria Vittoria Sennati  -



Abbiamo tentato un esperimento, devo dire col senno di poi, riuscitissimo: far nascere da zero il lievito naturale o pasta acida o lievito madre per poi provare ricette dedicate. 
Questo post e i seguenti sul tema raccontano il nostro percorso, le nostre paure, le nostre aspettative e i nostri successi

Partiamo. Occorrente:

1 ciotola per impastare, 1 canovaccio da cucina pulito o un piatto 
100 g farina manitoba
55 g acqua a temp ambiente (è preferibile usare acqua oligominerale)
1/2 cucchiaino di miele biologico per chi desidera usarlo.
 
Si raccomanda la massima pulizia degli attrezzi del piano di lavoro e delle mani

Il procedimento è elementare: bisogna impastare gli ingredienti in maniera da avere un panetto piuttosto consistenteriporlo nella ciotola e coprirlo col piatto o collo strofinaccio e metterlo in un luogo caldo senza più toccarlo. Si lascia riposare per due giorni senza disturbarlo e poi si controlla.

Ci sono due scuole di pensiero: una preferisce coprire il lievito con un canovaccio appena inumidito, da mantenere tale, un'altra preferisce coprire con un piatto: l'importante è non chiudere ermeticamente perchè il lievito ha bisogno dell'apporto dei microrganismi presenti nell'ambiente per formarsi e crescere. Io uso il piatto perchè è più pratico; chi usa il canovaccio ricordi chenon deve avere tracce di detersivo o ammorbidente ed è preferibile sia stato lavato con sapone di marsiglia.
Alcuni pongono vicino alla ciotola della frutta in corso di maturazione come mele e banane. 

ecco il reportage del nostro inizio
il mio lievito

 
 

   gli ingredienti:


aggiunta l'acqua  
   
Osservare la consistenza: in trazione deve filare ma non rompersi. 

il lievito di alcuni utenti del forum












.... E alcuni interventi:
"Io l'ho sempre coperto con un tovagliolo umido, solo in seguito l'ho sostituito con un coperchio solo appoggiato, mai chiuso. Il fatto che sia inumidito, impedisce al lievito di seccare, di fare la crosta, tutto qui.
Non so come sia successo, nel corso dell'altro topic, che qualcuno abbia travisato asserendo che io avrei consigliato un tovagliolo bagnato, addirittura grondante acqua. 
In linea generale l'importante è che la nostra palletta di farina, ''respiri'' e si nutra delle cosine che le piacciono che trova nell'aria (per questo si può 'migliorare' mettendola vicino a frutta matura, o preparandolo un giorno in cui si fa la pizza, per esempio)
Se seguiamo il metodo che ho seguito io (e mi pare che Vittoria abbia avallato questa tecnica), oggi non si rinfresca. Si impasta. Ovvero si manipola un po'. Se dovesse essere 'secco', inumidiamolo con le mani appena bagnate. E lasciamo a riposare altri due giorni.
Fra due giorni dovreste trovarlo un po' fermentato, e annusandolo dovreste sentire un lieve odore di acido (come il profumo di una birra bionda leggera). Se non si sente, buttate tutto, e ricominciate da capo.
Se si sente il profumo, rimando alla prossima puntata. CI vediamo mercoledì  


Ecco la mia esperienza: il mio lievito



La superficie è fredda e morbida  e se ci appoggiate un dito è appena appiccicosa tipo il retro di un post it. 
Odore ancora non ne ha o, propriamente, ha l'odore della pasta da tagliatelle: il tipico odore di farina. 
La scuola delle sorelle simili prevede di lasciarlo stare se ha dato segni di fermento.
Mercoledì se continua così si fa il primo rinfresco. Altre scuole invece prevedono un rinfresco già adesso oppure il rimpasto:
col rimpasto i batteri vengono sparsi nella farina in modo che possano andare a colonizzare parti che non hanno esplorato e quindi trovare cibo fresco; questo perchè i batteri e i lieviti non hanno ciglia  e quindi dove si trovano stanno così una volta che finiscono il cibo non possono più moltiplicarsi.Dando una impastata li spostiamo.
Dunque chi ha usato il posatino asciutto avrà trovato il lievito forse secco sopra: questo perchè il posatino va "spruzzato" di acqua  e non bagnato e strizzato. Il piatto, invece, copre un pochino di più e l'umidità che si alza dall'impasto salendo incontra il piatto, fa condensa e ricade sul lievito inumidendolo e impedendo la  crostina.
Poichè la crostina è data da batteri morti e da agenti contaminanti, va tolta, non serve al nostro uso. Poi, rimanendo dura, avremo sempre i nodulini sotto le dita mentre impastiamo (un po' come i grumi nella besciamella o nella crema  pasticicera) quindi togliendo la crostina avremo poco lievito per cui è bene aggiungere un po di materia primaChi si ritrova col lievito crostoso farà un rinfreschino aggiungendo il peso della pasta in farina e metà del peso della farina in acqua.
Esempio: se il lievito rimasto fosse 60 g si aggiunge 60 g farina e 30 g acqua.

ecco il reimpasto




come vedete, rompendo la superficie troviamo sotto dei fili e dei buchi: questo significa che il glutine è attivo... se la farina fosse stata più debole i fili sarebbero stati molto più ridotti e si sarebbero rotti perchè la tenacia non è marcata; i buchini invece sono le bolle di anidride carbonica, frutto della respirazione cellulare. Ciò significa che i batteri ci sono e lavorano.

Eccolo, bello rimpastato e compatto



mercoledì, se va tutto bene,  deve avere di nuovo riempito il fondo della tazza ed essersi abbassato e allargato; inoltre deve cominciare a mandare il caratteristico odore. 

Le esperienze degli utenti del forum:
"Questo è il mio lievito: cosa sono quei puntini? sembra fatto con farina integrale.... " :ermm:



la mia rispostaok, come inizio ci siamo, i lieviti sono partiti. In caso contrario sarebbero rimasti esattamente come li avete lasciati sabato, sarebbero seccati e dentro avrebbero pure puzzato;se ci fosse stata una contaminazione da muffe sarebbero diventati coi puntini verdi o arancioni, ma questo succede più spesso coi lieviti più liquidi o quelli che partono dall'uvetta o dalla frutta.
Il pericolo però non è ancora scongiurato, non vivono in una camera sterile quindi un intruso potrebbe sempre entrare; però più il lievito va avanti più la colonia "buona" prende forze, non lasciando nutrimento sufficiente ad eventuali ospiti inattesi. 
La faccenda dei fili: l'ho notata anche io, il lievito smielato ha il glutine più incordato.
Questo perchè si è verificata una autolisi, cioè gli enzimi contenuti nella farina lavorano meglio per formare il glutine e i granuli dell'amido di cui è composta la farina si riempiono perfettamente di acqua, come fossero spugne, idratandosi completamente. 
In virtù di questo processo un impasto diventa maggiormente estensibile e può essere tirato senza spezzarsi. In questo caso non ci interessa che avvenga, ma i certi tipi di panificazione è importante. 

Col primo rinfresco vero  e proprio di domani potrebbe accadere di dover cambiare contenitore se quello usato è diventato troppo piccolo.

Due parole sulla richiesta di lavare il contenitore del lievito in uso. 
ll fatto di lavare il recipiente è sconsigliato, perchè esso stesso è permeato dai batteri. Se è stato lavato bene prima e se non si è contaminato il lievito dopo, non è il caso di lavarlo. Dopo un po' di volte, allora è opportuno, perché quando è tanto per impastarlo si toglie, si manipola e poi si rimette e il contenitore ha dei residui secchi i pasta. Per esempio io lo lavo ogni mese circa, non di più.
Quindi oggi non vedo la necessità di lavare il contenitore.
Se è cresciuto troppo, domani al rinfresco cambiate il contenitore, anche perchè domani aggiungiamo farina e quindi lo raddoppiamo: adesso cominciano gli sprechi, purtroppo.
Se fate del pane potete mettere il surplus nel pane, usando però il lievito di birra normalmente
Per il rinfresco si pesa la pasta e si aggiunge lo stesso peso in farina, poi metà del peso della farina in acqua: si impasta bene si copre e si mette di nuovo a riposare per 48 ore. 

 

il Primo rinfresco

oggi si  rinfresca il lievito
dopo 4 giorni se si è comportato bene ha raggiunto una fermentazione sufficiente per aggredire farina nuova
all'inizio non si dà cibo perchè la pasta deve "inacidire" "andare a male" cioè essere attaccata dai microrganismi.. deve trasformarsi da semplice acqua e farina in una colonia in grado di modificare altra pasta... bisogna quindi lasciarle il tempo.
Adesso che questo è successo e la pasta è fermentata la dobbiamo nutrire altrimenti finirebbe per mangiare se stessa e morire
quindi 

più o meno dovrebbe presentarsi così


a differenza di due giorni fa, oggi non ha l'appiccicume del post it ma una leggerisisma pellicina sopra, tipo quella che rimane attaccata al guscio dell'uovo
se la vostra pellicina è così non serve asportarla, se invece è proprio una crosta che si rompe a toccarla allora levatela il più possibile
sotto dovreste avere una filatura ancora più marcata, così

cambiate il contenitore se avete impastato 100 g all'inizio
io non lo faccio perchè ho solo 50 g
pesate il lievito dovrebbe essere sui 150 g e pesate quindi  150 g di farina (o 70 g nel mio caso) e 80 g di acqua (o 35) e cominciate a d impastatare questi
avrete difficoltà se usate una buona manitoba


poi unite il lievito e continuate ad impastare (chi ha impastato il doppio può usare il bimby o la planetaria se lo desidera)





vi accorgerete se lo fate a mano che stavoltà è più difficile: il lievito è molto appiccicoso e si attacca maledettamente alle dita 


continuate magari spolverandovi le mani con farina per aiutarvi poi fate il panetto e riponetelo nel solito modo

il panetto rimarrà molto appiccioso pur non essendo morbido.. vi accorgerete che  la consistenza è ancora cambiata
dopo due giorni e quindi venerdì faremo il secondo rinfresco e stavolta divideremo il panetto in due 
più avanti ci vorrà un barattolo con chiusa ermetica 
per quando si terrà in frigo 
adesso si fa ancora un rinfresco venerdì e poi si tirano le somme
poi si passa a d un rinfresco al giorno per 7 giorni almeno  in modo da arrivare a vedere il lievito "lievitare sul serio"
appena succede il lievito è avviato, si ripone in frigo e si rinfresca ogni 4 -5 giorni al massimo
dopo circa un mese dalla messa in firgorifero è possibile provare il primo pane semplice 

 

L'esperimento delle Civette per realizzare il lievito madre
PARTE  PRIMA
-  a cura della nostra esperta di panificazione Maria Vittoria Sennati  -



Abbiamo tentato un esperimento, devo dire col senno di poi, riuscitissimo: far nascere da zero il lievito naturale o pasta acida o lievito madre per poi provare ricette dedicate. 
Questo post e i seguenti sul tema raccontano il nostro percorso, le nostre paure, le nostre aspettative e i nostri successi

Partiamo. Occorrente:

 

1 ciotola per impastare, 1 canovaccio da cucina pulito o un piatto 
100 g farina manitoba
55 g acqua a temp ambiente (è preferibile usare acqua oligominerale)
1/2 cucchiaino di miele biologico per chi desidera usarlo.
Si raccomanda la massima pulizia degli attrezzi del piano di lavoro e delle mani

Il procedimento è elementare: bisogna impastare gli ingredienti in maniera da avere un panetto piuttosto consistenteriporlo nella ciotola e coprirlo col piatto o collo strofinaccio e metterlo in un luogo caldo senza più toccarlo. Si lascia riposare per due giorni senza disturbarlo e poi si controlla.

Ci sono due scuole di pensiero: una preferisce coprire il lievito con un canovaccio appena inumidito, da mantenere tale, un'altra preferisce coprire con un piatto: l'importante è non chiudere ermeticamente perchè il lievito ha bisogno dell'apporto dei microrganismi presenti nell'ambiente per formarsi e crescere. Io uso il piatto perchè è più pratico; chi usa il canovaccio ricordi chenon deve avere tracce di detersivo o ammorbidente ed è preferibile sia stato lavato con sapone di marsiglia.
Alcuni pongono vicino alla ciotola della frutta in corso di maturazione come mele e banane. 
ecco il reportage del nostro inizio
il mio lievito

gli ingredienti

aggiunta l'acqua  
   
Osservare la consistenza: in trazione deve filare ma non rompersi 

il lievito di alcuni utenti del forum












.... E alcuni interventi:
"Io l'ho sempre coperto con un tovagliolo umido, solo in seguito l'ho sostituito con un coperchio solo appoggiato, mai chiuso. Il fatto che sia inumidito, impedisce al lievito di seccare, di fare la crosta, tutto qui.
Non so come sia successo, nel corso dell'altro topic, che qualcuno abbia travisato asserendo che io avrei consigliato un tovagliolo bagnato, addirittura grondante acqua. 
In linea generale l'importante è che la nostra palletta di farina, ''respiri'' e si nutra delle cosine che le piacciono che trova nell'aria (per questo si può 'migliorare' mettendola vicino a frutta matura, o preparandolo un giorno in cui si fa la pizza, per esempio)
Se seguiamo il metodo che ho seguito io (e mi pare che Vittoria abbia avallato questa tecnica), oggi non si rinfresca. Si impasta. Ovvero si manipola un po'. Se dovesse essere 'secco', inumidiamolo con le mani appena bagnate. E lasciamo a riposare altri due giorni.
Fra due giorni dovreste trovarlo un po' fermentato, e annusandolo dovreste sentire un lieve odore di acido (come il profumo di una birra bionda leggera). Se non si sente, buttate tutto, e ricominciate da capo.
Se si sente il profumo, rimando alla prossima puntata. CI vediamo mercoledì  
Ecco la mia esperienza: il mio lievito



La superficie è fredda e morbida  e se ci appoggiate un dito è appena appiccicosa tipo il retro di un post it. 
Odore ancora non ne ha o, propriamente, ha l'odore della pasta da tagliatelle: il tipico odore di farina. 
La scuola delle sorelle simili prevede di lasciarlo stare se ha dato segni di fermento.
Mercoledì se continua così si fa il primo rinfresco. Altre scuole invece prevedono un rinfresco già adesso oppure il rimpasto:
col rimpasto i batteri vengono sparsi nella farina in modo che possano andare a colonizzare parti che non hanno esplorato e quindi trovare cibo fresco; questo perchè i batteri e i lieviti non hanno ciglia  e quindi dove si trovano stanno così una volta che finiscono il cibo non possono più moltiplicarsi.Dando una impastata li spostiamo.
Dunque chi ha usato il posatino asciutto avrà trovato il lievito forse secco sopra: questo perchè il posatino va "spruzzato" di acqua  e non bagnato e strizzato. Il piatto, invece, copre un pochino di più e l'umidità che si alza dall'impasto salendo incontra il piatto, fa condensa e ricade sul lievito inumidendolo e impedendo la  crostina.
Poichè la crostina è data da batteri morti e da agenti contaminanti, va tolta, non serve al nostro uso. Poi, rimanendo dura, avremo sempre i nodulini sotto le dita mentre impastiamo (un po' come i grumi nella besciamella o nella crema  pasticicera) quindi togliendo la crostina avremo poco lievito per cui è bene aggiungere un po di materia primaChi si ritrova col lievito crostoso farà un rinfreschino aggiungendo il peso della pasta in farina e metà del peso della farina in acqua.
Esempio: se il lievito rimasto fosse 60 g si aggiunge 60 g farina e 30 g acqua.

ecco il reimpasto


come vedete, rompendo la superficie troviamo sotto dei fili e dei buchi: questo significa che il glutine è attivo... se la farina fosse stata più debole i fili sarebbero stati molto più ridotti e si sarebbero rotti perchè la tenacia non è marcata; i buchini invece sono le bolle di anidride carbonica, frutto della respirazione cellulare. Ciò significa che i batteri ci sono e lavorano.

Eccolo, bello rimpastato e compatto

mercoledì, se va tutto bene,  deve avere di nuovo riempito il fondo della tazza ed essersi abbassato e allargato; inoltre deve cominciare a mandare il caratteristico odore. 

Le esperienze degli utenti del forum:
"Questo è il mio lievito: cosa sono quei puntini? sembra fatto con farina integrale.... " :ermm:



la mia rispostaok, come inizio ci siamo, i lieviti sono partiti. In caso contrario sarebbero rimasti esattamente come li avete lasciati sabato, sarebbero seccati e dentro avrebbero pure puzzato;se ci fosse stata una contaminazione da muffe sarebbero diventati coi puntini verdi o arancioni, ma questo succede più spesso coi lieviti più liquidi o quelli che partono dall'uvetta o dalla frutta.
Il pericolo però non è ancora scongiurato, non vivono in una camera sterile quindi un intruso potrebbe sempre entrare; però più il lievito va avanti più la colonia "buona" prende forze, non lasciando nutrimento sufficiente ad eventuali ospiti inattesi. 
La faccenda dei fili: l'ho notata anche io, il lievito smielato ha il glutine più incordato.
Questo perchè si è verificata una autolisi, cioè gli enzimi contenuti nella farina lavorano meglio per formare il glutine e i granuli dell'amido di cui è composta la farina si riempiono perfettamente di acqua, come fossero spugne, idratandosi completamente. 
In virtù di questo processo un impasto diventa maggiormente estensibile e può essere tirato senza spezzarsi. In questo caso non ci interessa che avvenga, ma i certi tipi di panificazione è importante. 

Col primo rinfresco vero  e proprio di domani potrebbe accadere di dover cambiare contenitore se quello usato è diventato troppo piccolo.

Due parole sulla richiesta di lavare il contenitore del lievito in uso. 
ll fatto di lavare il recipiente è sconsigliato, perchè esso stesso è permeato dai batteri. Se è stato lavato bene prima e se non si è contaminato il lievito dopo, non è il caso di lavarlo. Dopo un po' di volte, allora è opportuno, perché quando è tanto per impastarlo si toglie, si manipola e poi si rimette e il contenitore ha dei residui secchi i pasta. Per esempio io lo lavo ogni mese circa, non di più.
Quindi oggi non vedo la necessità di lavare il contenitore.
Se è cresciuto troppo, domani al rinfresco cambiate il contenitore, anche perchè domani aggiungiamo farina e quindi lo raddoppiamo: adesso cominciano gli sprechi, purtroppo.
Se fate del pane potete mettere il surplus nel pane, usando però il lievito di birra normalmente
Per il rinfresco si pesa la pasta e si aggiunge lo stesso peso in farina, poi metà del peso della farina in acqua: si impasta bene si copre e si mette di nuovo a riposare per 48 ore.

 

Continua...

GENERALITA' SUL LIEVITO NATURALE

di Maria Vittoria Sennati

 

Il lievito naturale a pasta acida è la corretta definizione di quello che a tutt'oggi sembra essere la moda del momento: la pasta madre.

In realtà è l'agente lievitante più antico che esista, perché esso non è altro che un impasto di acqua e farina lasciato maturare spontaneamente nell'ambiente per un tempo più o meno lungo.

Durante questo tempo, i microorganismi presenti nella farina, nell'acqua e nell'ambiente, si riproducono e i frutti della loro riproduzione innescano una lievitazione nell'impasto stesso che diventa così lievito e poi, di conseguenza, negli altri impasti in cui venga introdotto.

Questi microorganismi, con la riproduzione, trasformano gli zuccheri semplici e complessi presenti nella farina, in gas (anidride carbonica) e, in misura minore, alcool (etanolo), acido lattico, acido acetico, diacetile, acetaldeide.

E' la formazione di queste sostanze minori - che non si verifica nella fermentazione ad opera del lievito di birra - che conferisce ai lievitati con pasta madre quel sapore caratteristico che può anche non piacere.

L'anidride carbonica prodotta dalla fermentazione, imprigionata nella maglia del glutine formata dalla lavorazione dell'impasto, è l'artefice dell'alveolatura del pane o dei dolci lievitati.

Il lievito naturale parte da un primo impasto, chiamato madre lievito, o madre acida, o pasta acida dal quale poi inizia la produzione del vero e proprio lievito naturale, attraverso continue e proporzionate aggiunte di acqua e farina, chiamate rinfreschi, fino ad arrivare al lievito finale, chiamato tecnicamente lievito tutto punto, che è quello che verrà introdotto nell'impasto del prodotto finale panario e dolciario che si vorrà ottenere.

Nel lievito naturale troviamo la presenza di due tipi di microorganismi che vivono in simbiosi mantenendo costante la microflora e, in un lievito sano, inibendo la presenza di ospiti indesiderati.

I saccaromiceti (che sono i veri e propri lieviti) solitamente del tipo Sac. Exiguusm, Sac. Cerevisiae, Sac. Ellipsoideus e del tipo Candida.

I batteri lattici che si dividono in eterofermentanti (Lactobacyllus brevis, casei, plantarium, acidophilus) e gli omofermentanti (Leuconostoc, Pediococcus).

Come già scritto più sopra, essi producono durante la fermentazione:

                    sostanze primarie cioè acido lattico e acetico, che influiscono sull'aroma finale del prodotto

                    sostanze secondarie cioè diacetile e acetaldeide che sono sottoprodotti dell fermentazione lattica

                    glicerina che rallenta il raffermamento della mollica, agisce da emulsionante naturale e svolge una leggera azione antimuffa

                    enzimi che intervengono sulle qualità reologiche della farina. Essi sono: pentosanasi che degrada i pentosani abbassando la viscosità dell'impasto, proteinasi e peptidasi che intervengono sulle proteine, aumentando la solubilità in acqua.

 

LA MADRE DEL LIEVITO NATURALE E LE SUE FERMENTAZIONI FONDAMENTALI

 

Quando il lievito naturale ha rggiunto determinte caratteristiche e le mantiene costanti viene chiamato madre e come tale viene mantenuto e riportto con cura per le lavorazioni successive.

Nella madre equilibrata la parte dei lieviti è responsabile della fermentazione alcolica della pasta:

Tramite questa fermentazione gli zuccheri semplici della pasta che derivano dalla scissione enzimatica dell'amido da parte delle amilasi presenti dentro alla farina si trasformano in alcool etilico e anidride carbonica. Questo gas, espandendosi e rimanendo bloccato nella maglia glutinica provoca l'espansione del prodotto.

Nello stesso tempo, la parte dei batteri lattici è responsabile dell'acidificazione della pasta anche se partecipa in misur minore alla sua fermentazione.

La fermentazione secondaria dei Lattobacilli (fermentazione lattica) vede gli zuccheri semplici trasformarsi in acido lattico e acido acetico che daranno il caratteristico aroma e sapore all'impasto.

Inoltre l'acidità elevat della pasta risulta mortale  per la mggior prte dei microorganismi estranei e/o patogeni, permettendo così una lunga conservazione sia del lievito stesso che del prodotto finale.

 

La fermentazione lattica determina i benefici tipici dei prodotti con lievito naturale:

 

                    migliori caratteristiche organolettiche, sapore leggermente acido e profumo molto intenso e ricco dovuto alla presenza di acidi organici, prodotti dai batteri lattici che durante la cottura generano numerose sostanze aromatizzanti;

                    migliore sviluppo della mollica: l'alveolatura è più fine e sviluppata, con gli alveoli allungati. Questo accade perchè il glutine sotto l'azione degli acidi acetico e lattico si sviluppa in maniera diversa;

                    migliore conservabilità: non soltanto perchè l'acidità della past inibisce gran parte delle muffe e dei microrganismi patogeni, ma anche perchè i batteri lattici eterofermentanti, sviluppati negli impasti a base di lievito naturale, generano un enzima, la pullulanasi, che impedisce, durante il raffermamento, la formazione nell'amido di legami tra le molecole di amilosio, uno dei due componenti dell'amido,  prolungando così di fatto la shelf life o conservabilità del prodotto. Per capire meglio questo processo dirò che l'amido già dopo poche ore dalla cottura rilascia acqua e le molecole di amilosio da cui è formato si avvicinano una all'altra; questo porta la mollica all'essiccamento.

Un altro compito di codesto enzima è quello di idrolizzare il legame 1-6 nell'amilopectina, che è il secondo componente dell'amido, fornendo così più zuccheri disponibili all'impsto e dando un colore più intenso alla crosta per la reazione di Maillard ed un profumo più intenso.

Da questo fenomeno possiamo capire, vedendo un pane cotto, se il suo lievito naturaleè troppo acido: l'ipersviluppo di batteri acidi provocherà una crosta dalla caratteristica crosta rossastra;

                    migliore digeribilità, dovuta soprattutto alla trasformazione da parte dei microrganismi delle sostanze complesse in sostanze più semplici e quindi più facilmente assimilabili dal nostro organismo . In questi prodotti, inoltre, a causa della elevata acidità, avviene una quasi completa idrolisi dell'acido fitico il quale è presente soprattutto nei residui di crusca e della farina. L'acido fitico è un sostanza antinutriente capace di rubare  gli elementi utili e indispensabili per l'organismo, come il ferro, il calcio, lo zinco... Questo accade perchè l'acido fitico è una difesa che produce il cereale nei confronti dei suoi parssiti animali che tentano di appropriarsi dei suoi elementi nutritivi. Una volta ingerito, tale acido impedisce all'animale di assorbire le sostanze nutritive fondamentali per il corretto funzionamento dell'organismo del parassita, provocando gravi carenze metaboliche che lo porteranno alla morte. Da ciò si evince come sia consigliabile usare lievito naturale per lavorare le farine integrali.

 

Gli svantaggi nell'uso del lievito naturale sono tutti di origine economica o gestionale:

                     tempi lunghi di preparazione: 12 ore o più di preparazione del lievito  partendo dal lievito madre già pronto e rinfrescato ogni 4 ore per 3 volte e 5-8 ore per la produzione del pane per un totale di circa 24 ore rispetto alle produzioni col lievito di birra che sono di circa 2/3 ore per il pane, tolta la produzione della biga.

                    maggiori difficoltà produttive e maggiore attenzione sia per il lievito stesso che per la produzione degli impasti;

                    cura più igienicamente rigorosa degli ambienti dove si lavora il lievito naturale per impedire l'inserimento di microrganismi indesiderati nella madre e nel lievito stesso.

 

CARATTERISTICHE DI UN LIEVITO NATURALE DI BUONA QUALITA'

Per riconoscere un lievito giustamente attivo ci si affida ai cinque sensi.

Ecco come deve essere:

  •                     colore bianco  avorio chiaro
  •                     sottile crosta esterna
  •                     sapore dolce acido, senza estranei retrogusti dal sentore di amaro, di yogurt
  •                     alveolatura fine e sviluppata
  •                     consistenza morbida ma non appiccicosa
  •                     odore di lieve acido dolce simile al profumo del pane di segale.Non deve sapere di formaggio o essere di sapore pungente acido
  •                     acidità con pH medio pari  a 4,5 ma che può variare da 4,1 a 4,9.

A volte il lievito naturale può avere una giusta acidità, ma essere inquinato d un eccessivo sviluppo di batteri. Si dice allora che è sbilanciato.

Se sono i batteri lattici ad essere preponderanti esso avrà un sapore di formaggio ed un colore eccessivamente chiaro.

Se sono invece i batteri acetici in maggioranza il suo aspetto sarà di colore grigiastro tendente allo scuro e avrà un sapore amarognolo che ricorda l'aceto

Se infine vinceranno altri microrganismi, per esempio batteri butirrici, avrà colore del burro, struttura appiccicaticcia, alveoli fortemente irregolari acidità e sapori anomali.

Per correggere un lievito sbilanciato si utilizza il metodo del bagno purificatore con successivi rinfreschi riparatori..

 

Per approfondimenti:

Piergiorgio Giorilli – Panificando

Antonella Scialdone – La pasta madre

Simona Lauri – I segreti di un'arte

Sorelle Simili – Pane e roba dolce

 

 


Nel Forum , un giorno, vista la comune curiosità per il lievito naturale, abbiamo organizzato un laboratorio, sincronizzandoci per dar vita contemporaneamente alla pasta madre, sotto la guida attenta della nostra esperta di panificazione, Maria Vittoria Sennati.

Nei link che seguono, abbiamo riassunto lo svolgimento della vicenda, che potrete comunque seguire nella interezza delle discussioni che ne sono seguite, anche direttamente sul forum, a partire da questo indirizzo 

Lievito madre in cantiere (parte I)

Lievito madre in cantiere (parte II)