Quattro anni fa con le amiche del forum Le Civette sul Soufflè, abbiamo organizzato un "cantiere"; con questo termine indicavamo un incontro virtuale tra noi, in seno al quale si sceglieva una ricetta particolare o un pochino più complessa e la si realizzava in simultanea. Una sorta di video conferenza, diciamo "sulla fiducia", dato che non andavamo in video, ma ci servivamo unicamente delle foto che riproducevano i singoli passaggi.
Quella volta organizzammo un cantiere "a lungo termine" mosse dalla curiosità di dar vita al lievito naturale. Avevamo (abbiamo) tra noi una Civetta esperta in panificazione che ci avrebbe guidati sapientemente tra i numerosi anfratti di quel procedimento, dalla teoria alla pratica (trovate qui gli approfondimenti e i passaggi di quell'esperienza).
Una delle tecniche più tradizionali e universalmente conosciute, impiegate per decorare un dolce è la (o il) sac à poche.
Si tratta di una sacca di forma triangolare e delle dimensioni più varie, alla cui estremità viene applicato un beccuccio in acciaio o alluminio; i beccucci presentano la punta forata, con gli intagli più disparati, in modo da far sì che il contenuto della sacca, fuoruscendo da quel foro, assuma una forma specifica e crei un disegno particolare.
La sac à poche viene impiegata per impasti morbidi o appena sostenuti: panna, ganache montata, creme, crema di burro, ghiaccia.
Per decorazioni minute viene impiegato il cornetto in carta forno, semplice da realizzare manualmente e che, in genere, non prevede l'applicazione di beccucci, bensì il mero taglio della estremità. Si tratta di ritagliare un quadrato di carta da forno della misura di cm 14x20, tagliato a metà diagonalmente in modo da ricavare 2 triangoli.
Nell'utilizzo del conetto, occorre tenere presenti 3 aspetti:
1. la consistenza: la consistenza sarà diversa a seconda del tipo di decorazione che si deve realizzare, e rileva principalmente se si opera con glassa.
- per fare dei fiori serve una glassa densa.
- per dei contorni una glassa media.
- per scritte e foglie una glassa fluida.
2. la inclinazione/posizione
La sac à poche può esser tenuta in due modi: a 90° (perpendicolare alla superficie da decorare) o a 45° (leggermente inclinato rispetto alla supeficie); tenendo chiusa con una mano la parte ripiegata, con l'altra si guida l'estremità forata.
3. la pressione
La pressione e le dimensioni del foro del cornetto determinano la grandezza della decorazione.
Se consideriamo, ad esempio, di utilizzare il beccuccio liscio n. 1 (molto piccolo) con la panna, premendo energicamente si otterrà un arricciamento, quindi controllando la pressione di otterrà una decorazione più fluida. L'effetto dipenderà appunto anche dalla materia prima utilizzata.
L'uso delle tecniche adeguate, consente di ottenere risultati spettacolari e conferire ad una torta un'eleganza praticamente unica. Inoltre, a differenza delle tecniche decorative basate sull'impiego di fondente e paste modellabili, che possono risultare stucchevoli al gusto e che, inoltre, richiedono una torta di base soda e non troppo soffice, la decorazione con sac à poche permette di impiegare ingredienti molto più in armonia con la torta di base, a tutto vantaggio del gusto e dell'appetibilità.
Nelle pagine seguenti illustriamo alcune delle tecniche di decorazione con sac à poche.
- Canestro
- ruffle
- Cornelli lace
- sotas
PAN DI SPAGNA: UNA BASE, MILLE METODI
Rinviando per la trattazione scientifica a quanto abbiamo già detto qui, in questa pagina riportiamo alcune possibili ricette per preparare il Pan di Spagna, così come emergono dall'esperienza delle Civette. Tante altre (non soltanto pan di Spagna) le troverete spulciando l'indice delle basi per torte, nel nostro forum.
PAN DI SPAGNA CLASSICO
Ingredienti
5 uova medie
150 gr. di zucchero semolato
150 gr. farina 00
1 cucchiaino scarso di lievito per dolci (opzionale: si può benissimo omettere)
Preparazione
Imburrate ed infarinate una tortiera da 24 cm.
1. Montate i tuorli con 2/3 dello zucchero, montare alungo, almeno 10-15 min. con le fruste elettriche, fino al punto lettera: si tratta del punto in cui il composto, lasciato colare dalle fruste, ?scrive? sull?impasto sottostante, senza, cioè sparire immediatamente;
2. Montare quindi a neve gli albumi: quando son quasi del tutto montati aggiungere la parte di zucchero che si era accantonata .
3. Incorporare i due composti, insieme.
4. Aggiungere poco alla volta la farina, setacciata con il lievito; a questo punto procedere mescolando non più con le fruste ma a mano, con una spatola, dal basso verso l'alto.
A questo punto versare il composto nella tortiera ed infornare in forno già caldo statico 160-170°, per 30 min., fate la prova con lo stecchino, se non esce ben asciutto lasciare in forno ancora pochi minuti.
PAN DI SPAGNA ALTERNATIVO
Ingredienti: (per una teglia dal diametro di 28 cm)
6 uova
mezza bacca di vaniglia
200g Zucchero
100g farina
125g amido
1 cucchiaino di lievito per dolci
Preparazione
Montate gli albumi con l'interno della bacca di vaniglia (raschiate bene) e aggiungete lo zucchero in tre riprese,continuate a montare,finché non avrete ottenuto una massa gonfia, lucida e bianca.
A questo punto continuate solo con la spatola
Aggiungete i tuorli uno ad uno e amalgamate delicatamente dal basso verso l'alto finché non avrete un composto giallo e uniforme, con il setaccio aggiungete la farina con l'amido (se volete una base al cacao sostituite 25 gr di amido con il cacao) e il lievito e mescolate delicatamente
Imburrate la teglia, versate il composto, livellate delicatamente e infornate in forno caldo a 150 gradi ventilato per 35 minuti.
Durante i primi 30 minuti, come per qualsiasi torta del genere, non aprite mai il forno, dopo i 35 min. fate la prova stecchino.
PAN DI SPAGNA DELLO CHEF
Ingredienti (per 1 tortiera di Ø 22 cm)
4 uova
150 gr di farina
150 gr di zucchero
1 limone, la buccia
1 pizzico di sale
Nota bene: aumentando le uova aggiungo sia 30 gr di zucchero sia di farina per ogni uovo aggiunto.
Preparazione
In una ciotola abbastanza capiente preriscaldata o in forno a Microonde o con dell'acqua bollente mettere le uova a temperatura, lo zucchero ed il sale.
Sbattere con uno sbattitore elettrico per almento 30 minuti (fatelo davvero, se non voltete che si sgonfi appena lo sfornate).
Questo fará si che nel forno si gonfi e lieviti naturalmente.
Setacciate la farina.
Quando le uova avranno un colore giallo pulicino, saranno schiumose e scriveranno facendo cadere un pó di composto su se stesso, allora é pronto.
Nota bene: Per essere sicuri di mixare le uova per 30 minuti, mettetevi un Timer vicino. Lo faccio tutte le volte per avere un buon risultato.
Aggiungete gradualmente la farina setacciata e grattuggiate la buccia del limone precedentemente lavato ed asciugato e con un mestolo di legno girare delicatamente, senza far smontare le uova, dal basso verso l?alto incanalando piú aria possibile. Questo fará formare i classici buchini del PdS. É l'effetto aria che li provoca e lievita cosí senza bisogno di lievito chimico, che lascia un odore ed un sapore artificiale.
Imburrare e infarinare uno stampo di 24 fino a un massimo 26 cm rettangolare e versare il composto delicatamente.
Infornare a 180 °C preriscaldato per 30 minuti, non aprendo mai il forno per evitare che il PdS si afflosci
IL PAN DI SPAGNA
Il pan di Spagna è la base privilegiata delle nostre torte. Da sempre ci arrovelliamo sui tanti perché di questa base dagli ingredienti semplicissimi: perché non gonfia abbastanza? perché non è abbastanza soffice? perché fa il fosso al centro? perché non è cotto in maniera uniforme?
Su questi e tanti altri perché ci siamo interrogati e confrontati nell'impareggiabile forum delle Civette. Ma prima di porre tante domande passiamo a conoscere meglio questo dolce. La comprensione delle sue caratteristiche sarà sicuramente d'aiuto per una preparazione di successo!
Tipologie e metodi di produzione
Abbiamo 4 tipologie di Pan di Spagna:
1) Arrotolato: quantità di zucchero più elevato della farina, struttura più masticabile
2) Per tortiere: opportuno sostituire il 20% di farina con l’amido, per torte all’italiana
3) Da modellare: quantità di farina più elevata dello zucchero, per sospiri baresi, delizie al limone, ecc.
4) Per teste di moro: quantità di albume più elevata del tuorlo, per pasticcini tradizionali, come africani, moka, asabesi, ecc.
Abbiamo 4 metodi di produzione:
1) Masse montate a caldo: uova e zucchero si scaldano fino a 50°-60°C
2) Masse montate a freddo
3) Masse separate: si aggiungono a parte gli albumi montati
4) Masse All In: molto utlizzate negli anni ’50, derivano dal Nord Europa e prevedono emulsionanti. Utilizzato dalle industrie perché l’impasto soffre poco anche se sosta prima di essere cotto.
Bilanciamento
Il punto di riferimento è l’uovo. In base allo zucchero e alla farina aggiunti, si ottiene una massa più o meno pesante.
In Italia la ricettazione base ha i seguenti rapporti: 50 g uova (1 uovo)+25 g farina+25 g zucchero.
La farina può essere sostituita fino al 50% con della fecola per conferire un gusto più fondente.
Materie prime:
Uova:
l’acqua scioglie gli zuccheri, la parte proteica struttura la massa, la parte grassa, assorbe aria; la lecitina emulsiona acqua e grassi.
Tuorli:
con l’aggiunta di tuorli si assiste a un’esplosione della massa, perché il frazionamento dei tuorli dato dai fili della frustra porta a una maggiore capacità di assorbimento d’aria. Il prodotto si asciugherà prima, ma è fondamentale negli impasti che devono trattenere l’inzuppitura.
Farina/amidi:
la fecola appesantisce la massa, ma la rende più fondente in bocca ed elegante al gusto. Nel Nord si usa una farina media (210-220 W), al Sud, invece, più debole per ottenere un’alveolatura più piccola.
Miele:
serve per ottenere un prodotto più colorato e trattiene l’umidità. La sua presenza è importante nel pan di Spagna arrotolato. (io lo sostituisco col glucosio, non mi piace il sapore del miele)
8 regole d’oro
1. La lavorazione deve essere rapida per far quintuplicare il volume.
2. Per conservare i dischi di pan di Spagna abbatteteli da cotti, copriteli con pellicola e impilateli in freezer. Per farli rinvenire passateli in forno a 200°C, evitando la formazione di macrocristalli di ghiaccio.
3. L’uovo assorbe la massima quantità di aria quando è a una temperatura compresa tra i 32 e i 36°C. Per questo può essere utile scaldare la bacinella con un cannello.
4. Ricordate che, da un lato, l’aria è fondamentale, dall’altro, diminuisce la shelf life del prodotto.
5. Il pan di Spagna va cotto sempre con la valvola chiusa perché ha bisogno di umidità. Sviluppa se c’è più calore sul fondo. L’impasto deve essere ben montato altrimenti in cottura provoca una bombatura centrale. Temp. ideale statico 180°C, ventilato 160°C. Il pan di Spagna arrotolato va cotto rapidamente a temperature elevate e tolto subito dalla teglia.
6. Se si aggiunge del cacao è necessario ribilanciare la ricetta: se la quantità supera del 10% il peso della farina si deve aggiungere il triplo (di tale peso) di liquidi (albume o uova).
7. È possibile utilizzare alternative alla fecola: amido di riso=impasto elastico e leggero. Amido di frumento=leggero non elastico. Amido di mais=molto elastico
8. Per una buona montatura la frusta deve essere composta da molti fili sottili.
(consigli di Giovanni Pina)
PAN DI SPAGNA: UNA BASE, MILLE METODI
Rinviando per la trattazione scientifica a quanto abbiamo già detto qui, in questa pagina riportiamo alcune possibili ricette per preparare il Pan di Spagna, così come emergono dall'esperienza delle Civette. Tante altre (non soltanto pan di Spagna) le troverete spulciando l'indice delle basi per torte, nel nostro forum.
PAN DI SPAGNA CLASSICO
Ingredienti
5 uova medie
150 gr. di zucchero semolato
150 gr. farina 00
1 cucchiaino scarso di lievito per dolci (opzionale: si può benissimo omettere)
Preparazione
Imburrate ed infarinate una tortiera da 24 cm.
1. Montate i tuorli con 2/3 dello zucchero, montare alungo, almeno 10-15 min. con le fruste elettriche, fino al punto lettera: si tratta del punto in cui il composto, lasciato colare dalle fruste, ?scrive? sull?impasto sottostante, senza, cioè sparire immediatamente;
2. Montare quindi a neve gli albumi: quando son quasi del tutto montati aggiungere la parte di zucchero che si era accantonata .
3. Incorporare i due composti, insieme.
4. Aggiungere poco alla volta la farina, setacciata con il lievito; a questo punto procedere mescolando non più con le fruste ma a mano, con una spatola, dal basso verso l'alto.
A questo punto versare il composto nella tortiera ed infornare in forno già caldo statico 160-170°, per 30 min., fate la prova con lo stecchino, se non esce ben asciutto lasciare in forno ancora pochi minuti.
PAN DI SPAGNA ALTERNATIVO
Ingredienti: (per una teglia dal diametro di 28 cm)
6 uova
mezza bacca di vaniglia
200g Zucchero
100g farina
125g amido
1 cucchiaino di lievito per dolci
Preparazione
Montate gli albumi con l'interno della bacca di vaniglia (raschiate bene) e aggiungete lo zucchero in tre riprese,continuate a montare,finché non avrete ottenuto una massa gonfia, lucida e bianca.
A questo punto continuate solo con la spatola
Aggiungete i tuorli uno ad uno e amalgamate delicatamente dal basso verso l'alto finché non avrete un composto giallo e uniforme, con il setaccio aggiungete la farina con l'amido (se volete una base al cacao sostituite 25 gr di amido con il cacao) e il lievito e mescolate delicatamente
Imburrate la teglia, versate il composto, livellate delicatamente e infornate in forno caldo a 150 gradi ventilato per 35 minuti.
Durante i primi 30 minuti, come per qualsiasi torta del genere, non aprite mai il forno, dopo i 35 min. fate la prova stecchino.
PAN DI SPAGNA DELLO CHEF
Ingredienti (per 1 tortiera di Ø 22 cm)
4 uova
150 gr di farina
150 gr di zucchero
1 limone, la buccia
1 pizzico di sale
Nota bene: aumentando le uova aggiungo sia 30 gr di zucchero sia di farina per ogni uovo aggiunto.
Preparazione
In una ciotola abbastanza capiente preriscaldata o in forno a Microonde o con dell'acqua bollente mettere le uova a temperatura, lo zucchero ed il sale.
Sbattere con uno sbattitore elettrico per almento 30 minuti (fatelo davvero, se non voltete che si sgonfi appena lo sfornate).
Questo fará si che nel forno si gonfi e lieviti naturalmente.
Setacciate la farina.
Quando le uova avranno un colore giallo pulicino, saranno schiumose e scriveranno facendo cadere un pó di composto su se stesso, allora é pronto.
Nota bene: Per essere sicuri di mixare le uova per 30 minuti, mettetevi un Timer vicino. Lo faccio tutte le volte per avere un buon risultato.
Aggiungete gradualmente la farina setacciata e grattuggiate la buccia del limone precedentemente lavato ed asciugato e con un mestolo di legno girare delicatamente, senza far smontare le uova, dal basso verso l?alto incanalando piú aria possibile. Questo fará formare i classici buchini del PdS. É l'effetto aria che li provoca e lievita cosí senza bisogno di lievito chimico, che lascia un odore ed un sapore artificiale.
Imburrare e infarinare uno stampo di 24 fino a un massimo 26 cm rettangolare e versare il composto delicatamente.
Infornare a 180 °C preriscaldato per 30 minuti, non aprendo mai il forno per evitare che il PdS si afflosci
PARTE PRIMA
- a cura della nostra esperta di panificazione Maria Vittoria Sennati -
Questo post e i seguenti sul tema raccontano il nostro percorso, le nostre paure, le nostre aspettative e i nostri successi
Partiamo. Occorrente:
100 g farina manitoba
55 g acqua a temp ambiente (è preferibile usare acqua oligominerale)
1/2 cucchiaino di miele biologico per chi desidera usarlo.
Si raccomanda la massima pulizia degli attrezzi del piano di lavoro e delle mani
Il procedimento è elementare: bisogna impastare gli ingredienti in maniera da avere un panetto piuttosto consistente, riporlo nella ciotola e coprirlo col piatto o collo strofinaccio e metterlo in un luogo caldo senza più toccarlo. Si lascia riposare per due giorni senza disturbarlo e poi si controlla.
Ci sono due scuole di pensiero: una preferisce coprire il lievito con un canovaccio appena inumidito, da mantenere tale, un'altra preferisce coprire con un piatto: l'importante è non chiudere ermeticamente perchè il lievito ha bisogno dell'apporto dei microrganismi presenti nell'ambiente per formarsi e crescere. Io uso il piatto perchè è più pratico; chi usa il canovaccio ricordi chenon deve avere tracce di detersivo o ammorbidente ed è preferibile sia stato lavato con sapone di marsiglia.
Alcuni pongono vicino alla ciotola della frutta in corso di maturazione come mele e banane.
ecco il reportage del nostro inizio
il mio lievito


gli ingredienti
aggiunta l'acqua
Osservare la consistenza: in trazione deve filare ma non rompersi
il lievito di alcuni utenti del forum
.... E alcuni interventi:
"Io l'ho sempre coperto con un tovagliolo umido, solo in seguito l'ho sostituito con un coperchio solo appoggiato, mai chiuso. Il fatto che sia inumidito, impedisce al lievito di seccare, di fare la crosta, tutto qui.
Non so come sia successo, nel corso dell'altro topic, che qualcuno abbia travisato asserendo che io avrei consigliato un tovagliolo bagnato, addirittura grondante acqua.
In linea generale l'importante è che la nostra palletta di farina, ''respiri'' e si nutra delle cosine che le piacciono che trova nell'aria (per questo si può 'migliorare' mettendola vicino a frutta matura, o preparandolo un giorno in cui si fa la pizza, per esempio)
Se seguiamo il metodo che ho seguito io (e mi pare che Vittoria abbia avallato questa tecnica), oggi non si rinfresca. Si impasta. Ovvero si manipola un po'. Se dovesse essere 'secco', inumidiamolo con le mani appena bagnate. E lasciamo a riposare altri due giorni.
Fra due giorni dovreste trovarlo un po' fermentato, e annusandolo dovreste sentire un lieve odore di acido (come il profumo di una birra bionda leggera). Se non si sente, buttate tutto, e ricominciate da capo.
Se si sente il profumo, rimando alla prossima puntata. CI vediamo mercoledì
Ecco la mia esperienza: il mio lievito
La superficie è fredda e morbida e se ci appoggiate un dito è appena appiccicosa tipo il retro di un post it.
Odore ancora non ne ha o, propriamente, ha l'odore della pasta da tagliatelle: il tipico odore di farina.
La scuola delle sorelle simili prevede di lasciarlo stare se ha dato segni di fermento.
Mercoledì se continua così si fa il primo rinfresco. Altre scuole invece prevedono un rinfresco già adesso oppure il rimpasto:
col rimpasto i batteri vengono sparsi nella farina in modo che possano andare a colonizzare parti che non hanno esplorato e quindi trovare cibo fresco; questo perchè i batteri e i lieviti non hanno ciglia e quindi dove si trovano stanno così una volta che finiscono il cibo non possono più moltiplicarsi.Dando una impastata li spostiamo.
Dunque chi ha usato il posatino asciutto avrà trovato il lievito forse secco sopra: questo perchè il posatino va "spruzzato" di acqua e non bagnato e strizzato. Il piatto, invece, copre un pochino di più e l'umidità che si alza dall'impasto salendo incontra il piatto, fa condensa e ricade sul lievito inumidendolo e impedendo la crostina.
Poichè la crostina è data da batteri morti e da agenti contaminanti, va tolta, non serve al nostro uso. Poi, rimanendo dura, avremo sempre i nodulini sotto le dita mentre impastiamo (un po' come i grumi nella besciamella o nella crema pasticicera) quindi togliendo la crostina avremo poco lievito per cui è bene aggiungere un po di materia prima. Chi si ritrova col lievito crostoso farà un rinfreschino aggiungendo il peso della pasta in farina e metà del peso della farina in acqua.
Esempio: se il lievito rimasto fosse 60 g si aggiunge 60 g farina e 30 g acqua.
ecco il reimpasto
come vedete, rompendo la superficie troviamo sotto dei fili e dei buchi: questo significa che il glutine è attivo... se la farina fosse stata più debole i fili sarebbero stati molto più ridotti e si sarebbero rotti perchè la tenacia non è marcata; i buchini invece sono le bolle di anidride carbonica, frutto della respirazione cellulare. Ciò significa che i batteri ci sono e lavorano.
Eccolo, bello rimpastato e compatto
mercoledì, se va tutto bene, deve avere di nuovo riempito il fondo della tazza ed essersi abbassato e allargato; inoltre deve cominciare a mandare il caratteristico odore.
Le esperienze degli utenti del forum:
"Questo è il mio lievito: cosa sono quei puntini? sembra fatto con farina integrale.... "
la mia risposta: ok, come inizio ci siamo, i lieviti sono partiti. In caso contrario sarebbero rimasti esattamente come li avete lasciati sabato, sarebbero seccati e dentro avrebbero pure puzzato;se ci fosse stata una contaminazione da muffe sarebbero diventati coi puntini verdi o arancioni, ma questo succede più spesso coi lieviti più liquidi o quelli che partono dall'uvetta o dalla frutta.
Il pericolo però non è ancora scongiurato, non vivono in una camera sterile quindi un intruso potrebbe sempre entrare; però più il lievito va avanti più la colonia "buona" prende forze, non lasciando nutrimento sufficiente ad eventuali ospiti inattesi.
La faccenda dei fili: l'ho notata anche io, il lievito smielato ha il glutine più incordato.
Questo perchè si è verificata una autolisi, cioè gli enzimi contenuti nella farina lavorano meglio per formare il glutine e i granuli dell'amido di cui è composta la farina si riempiono perfettamente di acqua, come fossero spugne, idratandosi completamente.
In virtù di questo processo un impasto diventa maggiormente estensibile e può essere tirato senza spezzarsi. In questo caso non ci interessa che avvenga, ma i certi tipi di panificazione è importante.
Col primo rinfresco vero e proprio di domani potrebbe accadere di dover cambiare contenitore se quello usato è diventato troppo piccolo.
Due parole sulla richiesta di lavare il contenitore del lievito in uso.
ll fatto di lavare il recipiente è sconsigliato, perchè esso stesso è permeato dai batteri. Se è stato lavato bene prima e se non si è contaminato il lievito dopo, non è il caso di lavarlo. Dopo un po' di volte, allora è opportuno, perché quando è tanto per impastarlo si toglie, si manipola e poi si rimette e il contenitore ha dei residui secchi i pasta. Per esempio io lo lavo ogni mese circa, non di più.
Quindi oggi non vedo la necessità di lavare il contenitore.
Se è cresciuto troppo, domani al rinfresco cambiate il contenitore, anche perchè domani aggiungiamo farina e quindi lo raddoppiamo: adesso cominciano gli sprechi, purtroppo.
Se fate del pane potete mettere il surplus nel pane, usando però il lievito di birra normalmente.
Per il rinfresco si pesa la pasta e si aggiunge lo stesso peso in farina, poi metà del peso della farina in acqua: si impasta bene si copre e si mette di nuovo a riposare per 48 ore.
GENERALITA' SUL LIEVITO NATURALE
di Maria Vittoria Sennati
Il lievito naturale a pasta acida è la corretta definizione di quello che a tutt'oggi sembra essere la moda del momento: la pasta madre.
In realtà è l'agente lievitante più antico che esista, perché esso non è altro che un impasto di acqua e farina lasciato maturare spontaneamente nell'ambiente per un tempo più o meno lungo.
Durante questo tempo, i microorganismi presenti nella farina, nell'acqua e nell'ambiente, si riproducono e i frutti della loro riproduzione innescano una lievitazione nell'impasto stesso che diventa così lievito e poi, di conseguenza, negli altri impasti in cui venga introdotto.
Questi microorganismi, con la riproduzione, trasformano gli zuccheri semplici e complessi presenti nella farina, in gas (anidride carbonica) e, in misura minore, alcool (etanolo), acido lattico, acido acetico, diacetile, acetaldeide.
E' la formazione di queste sostanze minori - che non si verifica nella fermentazione ad opera del lievito di birra - che conferisce ai lievitati con pasta madre quel sapore caratteristico che può anche non piacere.
L'anidride carbonica prodotta dalla fermentazione, imprigionata nella maglia del glutine formata dalla lavorazione dell'impasto, è l'artefice dell'alveolatura del pane o dei dolci lievitati.
Il lievito naturale parte da un primo impasto, chiamato madre lievito, o madre acida, o pasta acida dal quale poi inizia la produzione del vero e proprio lievito naturale, attraverso continue e proporzionate aggiunte di acqua e farina, chiamate rinfreschi, fino ad arrivare al lievito finale, chiamato tecnicamente lievito tutto punto, che è quello che verrà introdotto nell'impasto del prodotto finale panario e dolciario che si vorrà ottenere.
Nel lievito naturale troviamo la presenza di due tipi di microorganismi che vivono in simbiosi mantenendo costante la microflora e, in un lievito sano, inibendo la presenza di ospiti indesiderati.
I saccaromiceti (che sono i veri e propri lieviti) solitamente del tipo Sac. Exiguusm, Sac. Cerevisiae, Sac. Ellipsoideus e del tipo Candida.
I batteri lattici che si dividono in eterofermentanti (Lactobacyllus brevis, casei, plantarium, acidophilus) e gli omofermentanti (Leuconostoc, Pediococcus).
Come già scritto più sopra, essi producono durante la fermentazione:
– sostanze primarie cioè acido lattico e acetico, che influiscono sull'aroma finale del prodotto
– sostanze secondarie cioè diacetile e acetaldeide che sono sottoprodotti dell fermentazione lattica
– glicerina che rallenta il raffermamento della mollica, agisce da emulsionante naturale e svolge una leggera azione antimuffa
– enzimi che intervengono sulle qualità reologiche della farina. Essi sono: pentosanasi che degrada i pentosani abbassando la viscosità dell'impasto, proteinasi e peptidasi che intervengono sulle proteine, aumentando la solubilità in acqua.
LA MADRE DEL LIEVITO NATURALE E LE SUE FERMENTAZIONI FONDAMENTALI
Quando il lievito naturale ha rggiunto determinte caratteristiche e le mantiene costanti viene chiamato madre e come tale viene mantenuto e riportto con cura per le lavorazioni successive.
Nella madre equilibrata la parte dei lieviti è responsabile della fermentazione alcolica della pasta:
Tramite questa fermentazione gli zuccheri semplici della pasta che derivano dalla scissione enzimatica dell'amido da parte delle amilasi presenti dentro alla farina si trasformano in alcool etilico e anidride carbonica. Questo gas, espandendosi e rimanendo bloccato nella maglia glutinica provoca l'espansione del prodotto.
Nello stesso tempo, la parte dei batteri lattici è responsabile dell'acidificazione della pasta anche se partecipa in misur minore alla sua fermentazione.
La fermentazione secondaria dei Lattobacilli (fermentazione lattica) vede gli zuccheri semplici trasformarsi in acido lattico e acido acetico che daranno il caratteristico aroma e sapore all'impasto.
Inoltre l'acidità elevat della pasta risulta mortale per la mggior prte dei microorganismi estranei e/o patogeni, permettendo così una lunga conservazione sia del lievito stesso che del prodotto finale.
La fermentazione lattica determina i benefici tipici dei prodotti con lievito naturale:
– migliori caratteristiche organolettiche, sapore leggermente acido e profumo molto intenso e ricco dovuto alla presenza di acidi organici, prodotti dai batteri lattici che durante la cottura generano numerose sostanze aromatizzanti;
– migliore sviluppo della mollica: l'alveolatura è più fine e sviluppata, con gli alveoli allungati. Questo accade perchè il glutine sotto l'azione degli acidi acetico e lattico si sviluppa in maniera diversa;
– migliore conservabilità: non soltanto perchè l'acidità della past inibisce gran parte delle muffe e dei microrganismi patogeni, ma anche perchè i batteri lattici eterofermentanti, sviluppati negli impasti a base di lievito naturale, generano un enzima, la pullulanasi, che impedisce, durante il raffermamento, la formazione nell'amido di legami tra le molecole di amilosio, uno dei due componenti dell'amido, prolungando così di fatto la shelf life o conservabilità del prodotto. Per capire meglio questo processo dirò che l'amido già dopo poche ore dalla cottura rilascia acqua e le molecole di amilosio da cui è formato si avvicinano una all'altra; questo porta la mollica all'essiccamento.
Un altro compito di codesto enzima è quello di idrolizzare il legame 1-6 nell'amilopectina, che è il secondo componente dell'amido, fornendo così più zuccheri disponibili all'impsto e dando un colore più intenso alla crosta per la reazione di Maillard ed un profumo più intenso.
Da questo fenomeno possiamo capire, vedendo un pane cotto, se il suo lievito naturaleè troppo acido: l'ipersviluppo di batteri acidi provocherà una crosta dalla caratteristica crosta rossastra;
– migliore digeribilità, dovuta soprattutto alla trasformazione da parte dei microrganismi delle sostanze complesse in sostanze più semplici e quindi più facilmente assimilabili dal nostro organismo . In questi prodotti, inoltre, a causa della elevata acidità, avviene una quasi completa idrolisi dell'acido fitico il quale è presente soprattutto nei residui di crusca e della farina. L'acido fitico è un sostanza antinutriente capace di rubare gli elementi utili e indispensabili per l'organismo, come il ferro, il calcio, lo zinco... Questo accade perchè l'acido fitico è una difesa che produce il cereale nei confronti dei suoi parssiti animali che tentano di appropriarsi dei suoi elementi nutritivi. Una volta ingerito, tale acido impedisce all'animale di assorbire le sostanze nutritive fondamentali per il corretto funzionamento dell'organismo del parassita, provocando gravi carenze metaboliche che lo porteranno alla morte. Da ciò si evince come sia consigliabile usare lievito naturale per lavorare le farine integrali.
Gli svantaggi nell'uso del lievito naturale sono tutti di origine economica o gestionale:
– tempi lunghi di preparazione: 12 ore o più di preparazione del lievito partendo dal lievito madre già pronto e rinfrescato ogni 4 ore per 3 volte e 5-8 ore per la produzione del pane per un totale di circa 24 ore rispetto alle produzioni col lievito di birra che sono di circa 2/3 ore per il pane, tolta la produzione della biga.
– maggiori difficoltà produttive e maggiore attenzione sia per il lievito stesso che per la produzione degli impasti;
– cura più igienicamente rigorosa degli ambienti dove si lavora il lievito naturale per impedire l'inserimento di microrganismi indesiderati nella madre e nel lievito stesso.
CARATTERISTICHE DI UN LIEVITO NATURALE DI BUONA QUALITA'
Per riconoscere un lievito giustamente attivo ci si affida ai cinque sensi.
Ecco come deve essere:
- – colore bianco avorio chiaro
- – sottile crosta esterna
- – sapore dolce acido, senza estranei retrogusti dal sentore di amaro, di yogurt
- – alveolatura fine e sviluppata
- – consistenza morbida ma non appiccicosa
- – odore di lieve acido dolce simile al profumo del pane di segale.Non deve sapere di formaggio o essere di sapore pungente acido
- – acidità con pH medio pari a 4,5 ma che può variare da 4,1 a 4,9.
A volte il lievito naturale può avere una giusta acidità, ma essere inquinato d un eccessivo sviluppo di batteri. Si dice allora che è sbilanciato.
Se sono i batteri lattici ad essere preponderanti esso avrà un sapore di formaggio ed un colore eccessivamente chiaro.
Se sono invece i batteri acetici in maggioranza il suo aspetto sarà di colore grigiastro tendente allo scuro e avrà un sapore amarognolo che ricorda l'aceto
Se infine vinceranno altri microrganismi, per esempio batteri butirrici, avrà colore del burro, struttura appiccicaticcia, alveoli fortemente irregolari acidità e sapori anomali.
Per correggere un lievito sbilanciato si utilizza il metodo del bagno purificatore con successivi rinfreschi riparatori..
Per approfondimenti:
Piergiorgio Giorilli – Panificando
Antonella Scialdone – La pasta madre
Simona Lauri – I segreti di un'arte
Sorelle Simili – Pane e roba dolce
Nel Forum , un giorno, vista la comune curiosità per il lievito naturale, abbiamo organizzato un laboratorio, sincronizzandoci per dar vita contemporaneamente alla pasta madre, sotto la guida attenta della nostra esperta di panificazione, Maria Vittoria Sennati.
Nei link che seguono, abbiamo riassunto lo svolgimento della vicenda, che potrete comunque seguire nella interezza delle discussioni che ne sono seguite, anche direttamente sul forum, a partire da questo indirizzo
Lievito madre in cantiere (parte I)
Lievito madre in cantiere (parte II)
il Primo rinfresco
oggi si rinfresca il lievito
dopo 4 giorni se si è comportato bene ha raggiunto una fermentazione sufficiente per aggredire farina nuova
all'inizio non si dà cibo perchè la pasta deve "inacidire" "andare a male" cioè essere attaccata dai microrganismi.. deve trasformarsi da semplice acqua e farina in una colonia in grado di modificare altra pasta... bisogna quindi lasciarle il tempo.
Adesso che questo è successo e la pasta è fermentata la dobbiamo nutrire altrimenti finirebbe per mangiare se stessa e morire
quindi
più o meno dovrebbe presentarsi così
a differenza di due giorni fa, oggi non ha l'appiccicume del post it ma una leggerisisma pellicina sopra, tipo quella che rimane attaccata al guscio dell'uovo
se la vostra pellicina è così non serve asportarla, se invece è proprio una crosta che si rompe a toccarla allora levatela il più possibile
sotto dovreste avere una filatura ancora più marcata, così
cambiate il contenitore se avete impastato 100 g all'inizio
io non lo faccio perchè ho solo 50 g
pesate il lievito dovrebbe essere sui 150 g e pesate quindi 150 g di farina (o 70 g nel mio caso) e 80 g di acqua (o 35) e cominciate a d impastatare questi
avrete difficoltà se usate una buona manitoba
poi unite il lievito e continuate ad impastare (chi ha impastato il doppio può usare il bimby o la planetaria se lo desidera)
vi accorgerete se lo fate a mano che stavoltà è più difficile: il lievito è molto appiccicoso e si attacca maledettamente alle dita
continuate magari spolverandovi le mani con farina per aiutarvi poi fate il panetto e riponetelo nel solito modo
il panetto rimarrà molto appiccioso pur non essendo morbido.. vi accorgerete che la consistenza è ancora cambiata
dopo due giorni e quindi venerdì faremo il secondo rinfresco e stavolta divideremo il panetto in due
più avanti ci vorrà un barattolo con chiusa ermetica
per quando si terrà in frigo
adesso si fa ancora un rinfresco venerdì e poi si tirano le somme
poi si passa a d un rinfresco al giorno per 7 giorni almeno in modo da arrivare a vedere il lievito "lievitare sul serio"
appena succede il lievito è avviato, si ripone in frigo e si rinfresca ogni 4 -5 giorni al massimo
dopo circa un mese dalla messa in firgorifero è possibile provare il primo pane semplice
L'esperimento delle Civette per realizzare il lievito madre
- a cura della nostra esperta di panificazione Maria Vittoria Sennati -
Questo post e i seguenti sul tema raccontano il nostro percorso, le nostre paure, le nostre aspettative e i nostri successi
Partiamo. Occorrente:
100 g farina manitoba
55 g acqua a temp ambiente (è preferibile usare acqua oligominerale)
1/2 cucchiaino di miele biologico per chi desidera usarlo.
Il procedimento è elementare: bisogna impastare gli ingredienti in maniera da avere un panetto piuttosto consistente, riporlo nella ciotola e coprirlo col piatto o collo strofinaccio e metterlo in un luogo caldo senza più toccarlo. Si lascia riposare per due giorni senza disturbarlo e poi si controlla.
Ci sono due scuole di pensiero: una preferisce coprire il lievito con un canovaccio appena inumidito, da mantenere tale, un'altra preferisce coprire con un piatto: l'importante è non chiudere ermeticamente perchè il lievito ha bisogno dell'apporto dei microrganismi presenti nell'ambiente per formarsi e crescere. Io uso il piatto perchè è più pratico; chi usa il canovaccio ricordi chenon deve avere tracce di detersivo o ammorbidente ed è preferibile sia stato lavato con sapone di marsiglia.
Alcuni pongono vicino alla ciotola della frutta in corso di maturazione come mele e banane.
ecco il reportage del nostro inizio
il mio lievito

aggiunta l'acqua
Osservare la consistenza: in trazione deve filare ma non rompersi.
il lievito di alcuni utenti del forum
.... E alcuni interventi:
"Io l'ho sempre coperto con un tovagliolo umido, solo in seguito l'ho sostituito con un coperchio solo appoggiato, mai chiuso. Il fatto che sia inumidito, impedisce al lievito di seccare, di fare la crosta, tutto qui.
Non so come sia successo, nel corso dell'altro topic, che qualcuno abbia travisato asserendo che io avrei consigliato un tovagliolo bagnato, addirittura grondante acqua.
In linea generale l'importante è che la nostra palletta di farina, ''respiri'' e si nutra delle cosine che le piacciono che trova nell'aria (per questo si può 'migliorare' mettendola vicino a frutta matura, o preparandolo un giorno in cui si fa la pizza, per esempio)
Se seguiamo il metodo che ho seguito io (e mi pare che Vittoria abbia avallato questa tecnica), oggi non si rinfresca. Si impasta. Ovvero si manipola un po'. Se dovesse essere 'secco', inumidiamolo con le mani appena bagnate. E lasciamo a riposare altri due giorni.
Fra due giorni dovreste trovarlo un po' fermentato, e annusandolo dovreste sentire un lieve odore di acido (come il profumo di una birra bionda leggera). Se non si sente, buttate tutto, e ricominciate da capo.
Se si sente il profumo, rimando alla prossima puntata. CI vediamo mercoledì
Ecco la mia esperienza: il mio lievito
La superficie è fredda e morbida e se ci appoggiate un dito è appena appiccicosa tipo il retro di un post it.
Odore ancora non ne ha o, propriamente, ha l'odore della pasta da tagliatelle: il tipico odore di farina.
La scuola delle sorelle simili prevede di lasciarlo stare se ha dato segni di fermento.
Mercoledì se continua così si fa il primo rinfresco. Altre scuole invece prevedono un rinfresco già adesso oppure il rimpasto:
col rimpasto i batteri vengono sparsi nella farina in modo che possano andare a colonizzare parti che non hanno esplorato e quindi trovare cibo fresco; questo perchè i batteri e i lieviti non hanno ciglia e quindi dove si trovano stanno così una volta che finiscono il cibo non possono più moltiplicarsi.Dando una impastata li spostiamo.
Dunque chi ha usato il posatino asciutto avrà trovato il lievito forse secco sopra: questo perchè il posatino va "spruzzato" di acqua e non bagnato e strizzato. Il piatto, invece, copre un pochino di più e l'umidità che si alza dall'impasto salendo incontra il piatto, fa condensa e ricade sul lievito inumidendolo e impedendo la crostina.
Poichè la crostina è data da batteri morti e da agenti contaminanti, va tolta, non serve al nostro uso. Poi, rimanendo dura, avremo sempre i nodulini sotto le dita mentre impastiamo (un po' come i grumi nella besciamella o nella crema pasticicera) quindi togliendo la crostina avremo poco lievito per cui è bene aggiungere un po di materia prima. Chi si ritrova col lievito crostoso farà un rinfreschino aggiungendo il peso della pasta in farina e metà del peso della farina in acqua.
Esempio: se il lievito rimasto fosse 60 g si aggiunge 60 g farina e 30 g acqua.
ecco il reimpasto
come vedete, rompendo la superficie troviamo sotto dei fili e dei buchi: questo significa che il glutine è attivo... se la farina fosse stata più debole i fili sarebbero stati molto più ridotti e si sarebbero rotti perchè la tenacia non è marcata; i buchini invece sono le bolle di anidride carbonica, frutto della respirazione cellulare. Ciò significa che i batteri ci sono e lavorano.
Eccolo, bello rimpastato e compatto
mercoledì, se va tutto bene, deve avere di nuovo riempito il fondo della tazza ed essersi abbassato e allargato; inoltre deve cominciare a mandare il caratteristico odore.
Le esperienze degli utenti del forum:
"Questo è il mio lievito: cosa sono quei puntini? sembra fatto con farina integrale.... "
la mia risposta: ok, come inizio ci siamo, i lieviti sono partiti. In caso contrario sarebbero rimasti esattamente come li avete lasciati sabato, sarebbero seccati e dentro avrebbero pure puzzato;se ci fosse stata una contaminazione da muffe sarebbero diventati coi puntini verdi o arancioni, ma questo succede più spesso coi lieviti più liquidi o quelli che partono dall'uvetta o dalla frutta.
Il pericolo però non è ancora scongiurato, non vivono in una camera sterile quindi un intruso potrebbe sempre entrare; però più il lievito va avanti più la colonia "buona" prende forze, non lasciando nutrimento sufficiente ad eventuali ospiti inattesi.
La faccenda dei fili: l'ho notata anche io, il lievito smielato ha il glutine più incordato.
Questo perchè si è verificata una autolisi, cioè gli enzimi contenuti nella farina lavorano meglio per formare il glutine e i granuli dell'amido di cui è composta la farina si riempiono perfettamente di acqua, come fossero spugne, idratandosi completamente.
In virtù di questo processo un impasto diventa maggiormente estensibile e può essere tirato senza spezzarsi. In questo caso non ci interessa che avvenga, ma i certi tipi di panificazione è importante.
Col primo rinfresco vero e proprio di domani potrebbe accadere di dover cambiare contenitore se quello usato è diventato troppo piccolo.
Due parole sulla richiesta di lavare il contenitore del lievito in uso.
ll fatto di lavare il recipiente è sconsigliato, perchè esso stesso è permeato dai batteri. Se è stato lavato bene prima e se non si è contaminato il lievito dopo, non è il caso di lavarlo. Dopo un po' di volte, allora è opportuno, perché quando è tanto per impastarlo si toglie, si manipola e poi si rimette e il contenitore ha dei residui secchi i pasta. Per esempio io lo lavo ogni mese circa, non di più.
Quindi oggi non vedo la necessità di lavare il contenitore.
Se è cresciuto troppo, domani al rinfresco cambiate il contenitore, anche perchè domani aggiungiamo farina e quindi lo raddoppiamo: adesso cominciano gli sprechi, purtroppo.
Se fate del pane potete mettere il surplus nel pane, usando però il lievito di birra normalmente.
Per il rinfresco si pesa la pasta e si aggiunge lo stesso peso in farina, poi metà del peso della farina in acqua: si impasta bene si copre e si mette di nuovo a riposare per 48 ore.